Gli scherzi di Sandro Botticelli di Laura Malinverni
Si racconta che la bottega di Sandro Botticelli a Firenze non fosse solo un luogo di eccezionali dipinti, ma anche di proverbiali burle. Botticelli, come conferma il Vasari nelle sue “Vite”, era un tipo “piacevole e faceto”. La sua bottega era situata negli spazi angusti della città medievale, Sandro l’ultimo di quattro figli e, almeno agli inizi della sua carriera di pittore, lavorava in una casa sovrappopolata da fratelli, cognate, nipoti e giovani garzoni e allievi: non propriamente un luogo di meditazione, ma un ambiente allegro e pieno di calore umano.
Un giorno venne a vivere accanto alla sua abitazione un tessitore che aveva allestito ben otto telai e, quando questi lavoravano a pieno regime, producevano un gran fracasso. Botticelli si recò dal vicino per protestare, ma il tessitore imperterrito replicò che a casa sua faceva ciò che voleva… Il pittore, furibondo, se ne andò, ma ideò una rappresaglia che fu un vero colpo di genio. Il muro della casa di Botticelli, infatti, era molto più alto di quello della casa del tessitore e l’astuto Sandro pose proprio lì sopra, in bilico, un masso gigante, che, ad ogni vibrazione del muro, prendeva ad oscillare dando l’impressione di stare per cadere sul tetto e sui telai del vicino. Il tessitore, spaventatissimo, corse subito da Botticelli che beffardo, gli disse: “In casa mia voglio e posso far ciò che più mi piace”.
Un’altra testimonianza del clima goliardico della bottega botticelliana è visibile nel “Sant’Agostino nello studio”, dipinto da Botticelli per la chiesa di Ognissanti di Firenze nel 1480. Il santo vi è ritratto con alle spalle gli scaffali di una biblioteca all’uso umanistico, cioè con i libri appoggiati frontalmente, e uno di questi, aperto, reca le dimostrazioni geometriche del teorema di Euclide e tra di esse una finta scritta: “Dov’è fra Martino? É scappato. E dov’è andato? È fuori della porta al prato”. Si trattava di una burla di Botticelli verso un frate “assenteista” nel pagare i conti o incline alle scappatelle, notato presumibilmente dall’artista e dai suoi allievi mentre lavoravano nella chiesa.
Vasari racconta di un altro scherzo ordito da Botticelli ai danni di un suo ex-allievo di nome Biagio, che aveva dipinto un tondo. Il dipinto doveva essere venduto e fu portato nella bottega del maestro. A quel punto, il pittore, un altro allievo e il cliente stesso concordarono lo scherzo. Nel corso della notte furono ritagliati dei cappucci, che vennero incollati sulla testa degli angeli raffigurati. Al mattino seguente, a Biagio per poco non prese un colpo, ma il compratore elogiò i singolari copricapi, così Biagio tacque e portò a termine l’affare. Fu allora che Botticelli tolse i cappucci senza farsi vedere: il malcapitato pensò quindi di essere stato vittima di un’allucinazione, come gli fecero credere il maestro e gli altri aiuti…
Sandro Botticelli, Autoritratto (dall’Adorazione dei Magi, 1475) – Sant’Agostino nello studio (chiesa di Ognissanti), con il dettaglio della scritta tra i libri.

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È autrice del saggio “La cucina medievale: umori, spezie e miscugli” (Italia Medievale, 2016) che si può acquistare online cliccando qui !