Storia di santi diversi e confusi. San Eusterio vescovo e san Eusterio martire

San Eusterio vescovo
San Eusterio vescovo

di Carmelo Currò.

S.Eusterio è un vescovo di Salerno del VI secolo la cui esistenza va considerata reale e non frutto di distorte interpretazioni onomastiche. Gli atti del V sinodo di Costantinopoli contengono la firma di Asterio di Salerno tra quella dei vescovi e legati pontifici inviati dal papa S.Agapito; e nel 555-560 il papa Pelagio gli invia una lettera in cui lo autorizza a consacrare la cappella dedicata ai santi Crisante e Daria nell’omonimo monastero salernitano (1). Il nome fa pensare vagamente a una sua derivazione dall’ambiente culturale bizantino; e non bisogna dimenticare come negli anni in cui sarebbe vissuto il vescovo, vaste aree della Penisola erano sottoposte al dominio dell’Impero di Costantinopoli, le cui mode non possono non diffondersi anche nella scelta dei nomi.

Il fatto che alcune chiese nel perimetro della diocesi salernitana e in diverse località da Roma alla Puglia siano intitolate al nome di San Eusterio, ha lasciato supporre, sia pure con molta prudenza, che queste dedicazioni derivino da un’antica devozione nei suoi confronti che avrebbe valicato i limiti della pietà locale.

A conferma di questa ipotesi si sostiene come la chiesa che è sempre stata ritenuta legata al nome di San Eusterio salernitano fu edificata ad Olevano sul Tusciano, nel Picentino; mentre altre si trovano a Roma e in Puglia.

Ma ad una più attenta analisi delle notizie in nostro possesso, si potrebbe considerare come queste dedicazioni siano molto opinabili, e con buona probabilità è giusto pensare a una diversa devozione che ne ispirò la scelta. E’ proprio S.Eusterio vescovo di Salerno il personaggio cui sono intitolate le chiese?

Eusterio ed Asterio, sono onomastici foneticamente ed etimologicamente simili, e l’antico vescovo di Salerno non è l’unico santo con questo nome. Si possono ricordare S.Asterio martire di Egea nel 285; l’omonimo vescovo di Petra nel IV secolo; quello di Amasea vissuto fra il IV e il V secolo; e il prestigioso S.Asterio che fu tra i più noti uomini di cultura nel corso del dominio gotico. Ma non sono gli unici. Notissimo, venerato con le figlie Rufina e Secunda martirizzate a Roma nell’estate 257, è il santo senatore Asturio (2). Si tratta del Martire ricordato dal celeberrimo Eusebio di Cesarea come uno tra i personaggi più stimati dell’Impero.

“Asturio – scrive Eusebio – era membro del Senato di Roma e caro agli imperatori, noto a tutti per nobiltà e ricchezza, e là ricordato per la sua franchezza ispirata da Dio”. Aveva assistito con grande coraggio il vescovo di Cesarea di Palestina Teotecno nelle terribili ore del suo martirio. E poi, dopo che questi era stato ucciso, “ne mise il cadavere in spalla e lo portò via in una veste splendida e preziosa; lo seppellì poi con grande magnificenza, dandogli la sepoltura conveniente” (3). Ma il Santo era già stato attenzionato dall’autorità per un altro episodio di cui si era reso protagonista: la denuncia degli inganni con cui sacerdoti pagani di Paneade facevano credere al popolo di poter far apparire prodigiosamente nelle acque del Giordano un animale da immolare alle loro divinità (4).

La venerazione per i Santi martiri, già esplosa nel corso delle persecuzioni, si era diffusa capillarmente per secoli, e nel mondo cristiano si ricercavano attivamente le reliquie ove fosse possibile rinvenirne, le si inviavano in città lontane da dove erano avvenuti i martiri, si mettevano insieme notizie sulla loro vita, si edificavano luoghi di culto in loro onore.

Del resto, la stessa dedicazione dell’oratorio salernitano ai martiri Crisante e Daria dimostra come la venerazione nei confronti di questi ultimi fosse già molto diffusa, certo aiutata dalla propaganda della passio conosciuta da S.Gregorio di Tours e dal dono delle loro reliquie che furono inviate anche in Gallia e a Reggio Emilia, di cui essi divennero patroni. Il culto per Asterio e le sue figlie dovette ugualmente diffondersi grazie alla cassa di risonanza offerta dalla notorietà familiare e dalla menzione di Eusebio. E’ vero che le dedicazioni delle chiese non contengono la dicitura di “martire”; ma è anche vero che in epoche lontanissime in cui le prime reliquie non erano accompagnate da particolari targhe di riconoscimento, la memoria e l’identità dei santi venerati si offuscava e si confondeva, originando errori sulla personalità dei personaggi venerati.

Sulle chiese meridionali intitolate ad Asterio, e sulla stessa chiesa di Olevano non abbiamo notizie fino all’epoca dei pochi documenti riportati. Attribuire perciò la loro esistenza ad una antica venerazione per San Eusterio di Salerno significa valutare superficialmente (o non valutare affatto) quanto deve essere avvenuto nella sfera culturale e devozionale di molti secoli.

La dominazione longobarda è passata attraverso questi secoli. E il Popolo nordico, una volta convertito al Cattolicesimo, ha assorbito la devozione delle regioni in cui vive, vivificando l’antica religiosità con la venerazione per i Santi già conosciuti o per quelli di cui si scoprono o si ottengono le reliquie. I Longobardi dell’Italia settentrionale (la Longobardia maggiore) nutrono sentimenti di profonda venerazione per i loro Santi patroni, procedendo da S.Ambrogio e da S.Tecla martire di Seleucia, cui era dedicata la chiesa che si trovava nel luogo dove venne edificato il duomo di Milano. Ho già spiegato nel mio libro “Il sogno della dama ignota – Storia di Baronissi dalle origini all’Ottocento” (Montoro inferiore, 2011), come alcuni esponenti della classe dirigente longobarda, all’indomani della conquista franca, si rifugiarono a Salerno, il cui principe era cognato di Adelchi che aveva sposato la sorella della ripudiata Ermengarda, moglie del futuro Carlo Magno. Nell’ultimo ducato delle proprie genti, i nuovi arrivati furono sistemati in alcune località che erano in parte spopolate e che si andavano riorganizzando, secondo un piano di ripresa agricola e demografica che era partito dall’hinterland di Salerno, nuova capitale cui necessitavano continui rifornimenti alimentari. I Longobardi venuti dal Nord portarono con sé devozioni nuove e forse anche reliquie dei loro Santi protettori. Lo testimoniano i culti nei confronti dei Santi di cui si trovano abbondanti ricordi nell’area picentina: le chiese di S.Ambrogio e S.Vittore, a Giffoni Sei Casali; il toponimo S.Tecla nel vicino comune di Montecorvino Pugliano; la presenza a Faiano dei corpi dei Santi Cirino e Genesio (a lungo confusi con inesistenti Quirinio e Quinegisio), fra gli altri.

L’esistenza di una chiesa dedicata a San Eusterio in un’altra località del Picentino come Olevano sul Tusciano, è ulteriore prova della presenza di questi Longobardi settentrionali, in un’area contigua e dove il culto per S.Michele nelle famose grotte era già diffuso fra i compatrioti locali.

Il nome di Eusterio, infatti, si ritrova puntualmente in area longobarda, e ancora nel Medio Medioevo fu imposto a un personaggio di grande importanza come Estorre Visconti (1346-1413), uno tra i numerosi figli illegittimi di Bernabò Visconti, Signore di Monza (1407-1412) brevemente Duca di Milano (1412). E nello stesso Museo del duomo di Monza dove si trova il suo “stocco” da combattimento, in un reliquiario con i resti di diversi Santi è conservato anche un frammento di osso di S.Asterio, sentore romano e martire.

Non credo si tratti dunque di S.Asterio o Eusterio vescovo. L’ambiente longobardo predilige infatti, e si procura abbastanza facilmente, ogni genere di reliquie che si riferiscono a martiri e che provengono dalla Terra santa. Ancora nel Museo di Monza, residenza estiva dei Sovrani longobardi, si trovano numerosi reperti portati in Patria dai pellegrini che erano andati in viaggio nei Luoghi santi. Tra questi, le famose ampolle che contenevano gocce di olio benedetto che era servito ad alimentare le lucerne del Santo Sepolcro e di altri santuari cristiani, e che erano decorate con artistiche scene della Vita di Gesù. E’ facile immaginare come, insieme a questi oggetti, dalla Palestina possano essere state portate in Longobardia anche reliquie di altri Santi i cui corpi erano localmente venerati. E tra questi, a mio avviso, si trovava il corpo o parti di corpo di S.Asterio senatore romano e martire.

L’arrivo dei Longobardi settentrionali porta ad Olevano -nella cui area deve essere stata distribuita una parte degli immigrati- anche il culto per l’Asterio martire cui la comunità dedicherà poi la propria chiesa. Non a caso, proprio vicino alla località Valle dove si trova la parrocchia di San Eusterio sorge anche la località di Salitto. Un toponimo che ben ricorda la “sala” longobarda in cui il capo della comunità longobarda amministrava la giustizia e incontrava gli abitanti. Ma con il passare dei secoli, l’assimilazione di vecchie e nuove popolazioni lascerà confondere nomi e identità, come è avvenuto con infiniti altri Santi, e nel Salernitano con Felice prete di Nola e S.Felice martire di Tibiuca; o con Genesio e Quinegisio. E al santo venerato dai rifugiati settentrionali sarà attribuita la diversa identità del Santo vescovo salernitano.

Note
(1) Cf. G.Crisci, Il cammino della Chiesa salernitana nell’opera dei suoi vescovi, I, Napoli-Roma 1976, p. 75).
(2) Cf. M.Sordi, I Cristiani e l’Impero romano, Milano 2006, p.15.
(3) Cf. Eusebio di Cesarea, Storia ecclesiastica, VII, 16.
(4) Id., 17.

Carmelo Currò

È nato a Salerno, dove vive. Laureato in Scienze Politiche e Lettere Moderne, si interessa di genealogia e Storia della Chiesa. È giornalista, storico e ispettore onorario Ministero Beni Culturali.

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