Il grande business del Concilio di Costanza, con i suoi ospiti, gli accompagnatori e le meretrici… di Laura Malinverni
Oltre 700 pubbliche meretrici affluirono al Concilio di Costanza del 1414-1418, più un numero imprecisato di “clandestine”, che si sommarono alle prostitute personali al seguito dei prelati: vestite di giallo, colore che in molti luoghi identificava la loro professione, le meretrici affittarono case, cascine o stalle per poter soddisfare i bisogni meno spirituali dei partecipanti al Concilio, e affollarono le chiese durante le messe domenicali, riempiendo disciplinatamente le cassette delle elemosine con l’obolo penitenziale.
Per quattro anni, dal 1414 al 1418, il Concilio, il più importante dell’età medievale, cercò di risolvere una serie di questioni teologiche e avviare una riforma della Chiesa. La città di Costanza, che aveva all’epoca circa 6.000 abitanti, fu invasa, con i villaggi circostanti, da almeno 70.000 visitatori, tra cui 33 cardinali, 346 patriarchi, vescovi ed arcivescovi, 2.148 dottori di teologia e di altre facoltà e 546 abati e monaci: tutti con i loro cavalli e con numerosi accompagnatori. Come diremmo oggi, si trattò di un “business” smisurato.
Il concilio era stato convocato per porre fine alla questione della contemporanea presenza di più Papi, in quegli anni ben tre, eletti in città diverse, ognuno dei quali reclamava di essere l’unico Papa legittimo, cercando appoggi armati e creando una pericolosa instabilità non solo a livello ecclesiastico, ma anche politico.
In quattro anni di estenuanti discussioni fu risolto il problema dei tre Papi, si pose fine al Grande Scisma d’Occidente e si decretò la condanna a morte dell’“eretico” Jan Hus, riformatore religioso boemo. Dopo parecchie settimane di detenzione in condizioni inumane, Hus fu bruciato vivo sul rogo, il 6 luglio del 1415. Poco prima era accorso a Costanza Girolamo da Praga, un suo discepolo, fidandosi della promessa di incolumità, per ottenere la liberazione del suo maestro: fu arrestato, condannato a morte e bruciato sul rogo a sua volta. E non finì lì. Hus era un seguace di John Wycliff, riformatore inglese morto 30 anni prima: il Concilio decretò di far riesumare il suo corpo e di bruciare anche Wycliff sul rogo! Già nel 1413, mentre si preparava il Concilio, l’Antipapa Giovanni XXIII ne aveva fatto bruciare gli scritti sulla scalinata della basilica di S. Pietro; nel 1428, ossia oltre 40 anni dopo la morte, la sentenza venne eseguita e i suoi resti furono riesumati, bruciati e dispersi nel fiume Swift, nei dintorni di Lutterworth.
Di tutte le altre questioni teologiche, e soprattutto di riforme della Chiesa, al Concilio di Costanza non si parlò affatto…
– La statua nelle foto in alto (mia, del 2018) è il simbolo della città di Costanza ed è stata realizzata da Peter Lenk nel 1993 e rappresenta una donna che tiene nelle mani due minuscole raffigurazioni del Papa e dell’Imperatore Sigismondo, entrambi nudi. L’opera è ispirata al romanzo di Balzac “La belle Impéria”, secondo cui a pilotare il celebre Concilio sarebbe stata questa cortigiana, realmente esistita: Imperia nacque però diversi decenni dopo e non mise mai piede nella città tedesca…
– Immagine a destra da “Cronaca del Concilio di Costanza”, Ulrich Richental, 1460 ca.

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È autrice del saggio “La cucina medievale: umori, spezie e miscugli” (Italia Medievale, 2016) che si può acquistare online cliccando qui !