Storie della quarantena 4

Le due Duchesse di Milano e la loro tragica rivalità di Laura Malinverni
La forte rivalità fra Isabella d’Aragona e Beatrice d’Este, mogli rispettivamente del duca di Milano Gian Galeazzo Sforza e del suo reggente Ludovico il Moro nell’ultimo decennio del Quattrocento, iniziò praticamente subito, cioè dall’ingresso di Beatrice a Milano per le nozze nel gennaio 1491. Tra le due donne, che erano cugine di primo grado e avevano trascorso l’infanzia alla corte aragonese di Napoli, non ci fu mai la complicità che diplomaticamente il Moro per diversi anni tenne a sbandierare, sulla base di scherzi intercorsi e divertimenti comuni più esibiti che reali.
Beatrice, che sposandosi con il Moro ricevette il titolo di duchessa di Bari, ebbe i suoi appartamenti nella Rocchetta, mentre i Duchi di Milano, Isabella e Gian Galeazzo, vissero nella Corte ducale e poi di preferenza nel Castello pavese. Già durante i festeggiamenti per le nozze del Moro la rivalità tra le due ragazze era sulla bocca di tutti: “per volere ciascuna di loro prevalere all’altra tanto per il posto e per l’ornamento, quanto in ogni altra cosa, tanta emulazione e sdegno cominciò tra ambedue”, scrisse il Corio nella sua “Storia di Milano”. Isabella aveva appena dato alla luce un bambino, l’erede legittimo del Ducato e questa nascita non aveva fatto piacere a Ludovico, che già durante la gravidanza della Duchessa era apparso contrariato, e anche sorpreso, dal fatto che il nipote, generalmente considerato immaturo e con problemi d’impotenza, si fosse rivelato in grado di generare un figlio.
Dopo soli 8 mesi dalle nozze del Moro, l’ambasciatore ferrarese a Milano Trotti confermò in una lettera i profondi sentimenti di gelosia tra Isabella e Beatrice. Isabella, riferì il Trotti, aveva pianto durante una caccia con Beatrice e il Moro e si era sfogata con l’ambasciatore napoletano dicendogli che avrebbe voluto essere trattata non meglio, ma almeno allo stesso modo della moglie del Moro. Questi faceva alla consorte doni bellissimi, mentre con Isabella era sorprendentemente tirchio: tale condizione d’inferiorità offendeva l’orgoglio dell’aragonese, che era figlia del futuro Re di Napoli e legittima duchessa di Milano . A questa situazione si aggiungevano motivi politici, perché il Moro aveva chiamato in Italia il Re di Francia, aizzandolo contro Napoli, lo stato paterno di Isabella, e mirava neppure troppo velatamente a farsi Duca di Milano al posto del nipote, del quale continuava a essere reggente nonostante il giovane fosse ormai maggiorenne da un pezzo. La povera duchessa vedeva suo padre minacciato dalla politica del Moro e doveva partecipare, come se niente fosse, agli spassi della vita cortigiana milanese. Il primo maggio 1492, Calendimaggio, tutta la corte andò a Vigevano a “torre el majo”: le Duchesse vestite di verde, in armonia con il verdeggiare dei campi, con in capo l’“henin” bicorne, su cavalli bianchi bardati di verde, fecero volare i loro falconi. Entrambe avevano acconciature ornate di perle, diamanti, rubini e smeraldi, ma, come scrisse malignamente il Trotti, “le perle de la Duchessa de Bari, Beatrice, erano molto più grosse ed belle de quelle de la Duchessa de Milano”.
Di lì a due anni il marito di Isabella, il duca di Milano, sarebbe morto per una lunga e sospetta gastroenterite, a soli 25 anni, dopo che il Moro si era accordato con l’Imperatore per avere l’investitura a Duca di Milano, per sé e per i propri discendenti. Il Moro estromise quindi Isabella e il suo primogenito, Francesco, dalla successione ducale, di fatto usurpando il potere che aveva tanto desiderato. Forse con la loro rivalità Isabella e Beatrice avevano solo seguito l’intuito femminile e anticipato il terribile gioco di Ludovico il Moro.

LAURA-MALINVERNILaura Malinverni
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È autrice del saggio “La cucina medievale: umori, spezie e miscugli” (Italia Medievale, 2016) che si può acquistare online cliccando qui !
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