Storie della quarantena di Laura Malinverni
Quando il duca di Milano ordinò segretamente la stessa previsione a due astrologi per metterli alla prova…
Si sa che l’astrologia presso la corte sforzesca aveva un notevole ruolo politico e di “spionaggio”. Contrariamente a Ludovico il Moro, estremamente superstizioso e credulo in fatto di astrologia, il fratello Galeazzo Maria Sforza tendeva a gestire il potere degli astrologi attraverso un ferreo controllo su di loro, in certi casi anche tacitandoli e minacciandoli. Si sa ad esempio che emissari del duca vietavano regolarmente agli astrologi bolognesi, ferraresi e mantovani non solo di fare previsioni annuali che lo riguardassero, ma persino di fare il nome dello Sforza nei loro “prognostici”.
Scettico per natura, Galeazzo Maria Sforza nel 1475 elaborò una vera e propria trappola astrologica: mise alla prova due dei “suoi” astrologi, Raffaele Vimercati e Niccolò di Arsago, l’uno all’insaputa dell’altro, commissionando loro, tramite il suo segretario Giovanni Simonetta, due previsioni per lui per l’anno a venire, da chiudere in busta sigillata. Ci è giunta la lettera di risposta del Simonetta, che ho reperito nelle mie ricerche e che è interessantissima, perché ci dà l’idea di come “lavorassero” gli astrologi rinascimentali nelle corti italiane: essa ci informa che il primo astrologo rispose di essere in grado di fare la previsione in un mese, il secondo chiese chiarimenti, volendo sapere se il duca volesse anche ricevere delle “elezioni”, ossia dei temi che suggerissero i momenti migliori per gli eventi. Non si sa quale dei due fece il lavoro migliore…
Ecco la lettera (traduzione dall’originale) del 5 novembre 1475 di Giovanni Simonetta al duca sul doppio pronostico Vimercati-Arsago: “Ill.mo Signore mio. Ho recevuto la lettera dela ex.tia v.ra per la quale me scrive debia dire ad M.ro Raphaele da Vimercato et M.ro Nicolo de Arsago phisici che caduno de loro facia uno iudicio de qualitate temporum et singulorum dierum anni futuri, et che luno non sapia dell’altro, et debiano tenere questa cosa secreta: et per exequire quanto e dicto ho havuto da me dicti phisici luno separato da laltro: et factoli la commissione como me commette v.ra ex.tia. Esso M.ro Raphaele ha tolto voluntere el carico de farlo, perché ha caro, per fare cosa grata a la ex.tia v.ra, che quella lo adoperi; et domandandoli in quanto tempo lo havera facto, me ha resposto lo fara in uno mese. Dicto M.ro Nicolo simelmente dice lo fara voluntere, ma perche v.ra S.ria scrive de debia fare dicto iudicio de qualitate temporum et singulorum dierum, luy voria esser meglio chiarito da V.S.a, cioe se dove dice de qualitate singulorum dierum vole dir altro, cioè de electione dierum; sicche V.S.a lo po chiarire se li piace de questa parte. Et como serano facti dicti iudicij meli portarano sigillati: et jo li mandaro ad V.S.a a la quale me recommando. Mediolani, v novembris 1475. J.D.V. F. Servitor Johannes Symoneta”
Foto di Laura Malinverni della lettera originale, Archivio di Stato, Milano, Sforzesco, Miscellanea, “Astrologia, occultismo ecc.”, Scatola 1569, cc.n.n.

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È autrice del saggio “La cucina medievale: umori, spezie e miscugli” (Italia Medievale, 2016) che si può acquistare online cliccando qui !