Chi trova un Tacuinum trova un tesoro di Sonia Merli
I Tacuina sanitatis in medicina furono uno dei generi della letteratura medica più diffusi nel Medioevo e si deve al bevanate Alfredo Properzi il merito di avere portato alla ribalta la notizia che uno dei manoscritti in cui si tramanda in traduzione latina l’opera del medico e letterato Ibn Butlān è conservato proprio a Bevagna, il borgo medievale celebre per il Mercato delle Gaite.
A dire il vero, all’interno della comunità scientifica la notizia era già circolata, come dimostra la menzione del Tacuinum sanitatis di Bevagna sia nella relazione tenuta da Fausto Bonora in occasione del XXI Congresso Nazionale di Storia della Medicina, svoltosi a Perugia nel 1965, sia nella voce Tacuinum sanitatis a firma di Florence Moly-Mariotti, contenuta nell’Enciclopedia dell’Arte Medievale. Si deve però alla curiosità di Alfredo Properzi – che, guarda caso, di professione fa il medico – se il contenuto del ms. 9 della Biblioteca Comunale di Bevagna è ora a disposizione non soltanto degli addetti ai lavori, ma anche dei cultori di storia della medicina e della dietetica medievale. Per iniziativa della Gaita Santa Maria e con il patrocinio del Dipartimento di Scienze Storiche e Beni Culturali dell’Università di Siena, è stata infatti pubblicata un’edizione anastatica del codice, affiancata da un secondo volume che, oltre alla Presentazione di Gabriella Piccinni, contiene nell’ordine:
– la descrizione codicologica a cura di Leonardo Magionami;
– la trascrizione del testo latino e la sua traduzione in italiano, entrambe a cura di Maurizio Tuliani, Francesco Monticini e Stefania Santoni.
Riuniti in cofanetto, i due volumi sono stati realizzati grazie al paziente lavoro di Fabrizio Fabbri editore.
Un’operazione analoga era stata compiuta in precedenza da Carmélia Opsomer, che nel 1991 ha curato l’edizione tradotta e commentata del ms. 1041 della Biblioteca dell’Università di Liegi, costituita dalla riproduzione in facsimile, dalla trascrizione del testo latino e dalla traduzione in francese di quello che fu l’esemplare personale di Gian Galeazzo Visconti, duca di Milano (1351-1402). In quel caso, però, il volume si caratterizza per una ridotta parte testuale, giacché nel codice di Liegi protagonisti assoluti sono i 170 disegni, attribuiti al pittore e miniatore Giovannino de’ Grassi, da sempre oggetto di studio privilegiato da parte degli storici dell’arte nonché repertorio iconografico al quale attingere a piene mani per evocare la vita quotidiana nel Medioevo tramite efficaci tranches de vie.
A seguire, svariate sono state le edizioni in facsimile di altri Tacuina sanitatis corredati di miniature, pubblicazioni nelle quali a meritare la massima attenzione era sempre e comunque il ricco apparato iconografico. Sono così divenuti noti al grande pubblico il Codex Vindobonensis 2396 (Vienna, Österreichischen Nationalbibliothek), il Codex Vindobonensis Series nova 2644 (Vienna, Österreichischen Nationalbibliothek), il Ms. Lat. 9333 (Parigi, Bibliothèque Nationale de France), ciascuno dei quali frutto di scelte ben precise operate all’interno del sapere botanico e dietetico: le nozioni della trattatistica medica, infatti, andarono a incrociarsi non soltanto con il gusto personale e la provenienza geografica del committente, ma anche con la libertà creatrice dell’artista.
Non a caso, in un suo saggio dal titolo Le scribe, l’enlumineur et le commanditaire: à propos des Tacuina sanitatis illustrées, Carmélia Opsomer ha osservato come, alla fine del Medioevo, in questi trattati di dietetica le illustrazioni perdettero sempre più la loro funzione di esplicitazione dei contenuti testuali e, per contro, le scene di genere divennero predominanti. Accadde così che i Tacuina sanitatis di lusso si trasformarono in “albums diététiques personnalisés à l’usage des princes”, ovvero in lussuose raccolte di illustrazioni a tema provviste, a piè di pagina, di brevi “legende”. In particolare, nel caso del manoscritto di Liegi, le 170 illustrazioni (non sempre interamente colorate) sono corredate di brevi testi a carattere didascalico, costituiti dalla indicazione a mo’ di titolo della voce illustrata (ad es. fichus, cicera, ordeum, fabba) e da tre o quattro righe di commento articolate in base alle seguenti categorie: nature, nocumentum, remotio nocumenti.
Il Tacuinum di Ibn Butlān, tuttavia, a suo tempo aveva dato luogo in Occidente a due diverse tradizioni e, di conseguenza, a due distinte tipologie di manoscritti. La prima serie, affermatasi dalla seconda metà del Duecento, è costituita da traduzioni in lingua latina relativamente fedeli al testo arabo del Taqwīm al-Sihha. Mentre la seconda, affermatasi – come si è visto – negli anni Ottanta del Trecento in ambito cortese, si compone di versioni estremamente semplificate del testo, ma corredate di ricche illustrazioni che accompagnano ogni soggetto trattato.
Stando ai dati forniti da Florence Moly-Mariotti, del testo originario in lingua araba sono noti solo tre esemplari. Quanto invece ai codici che tramandano in traduzione latina integrale il testo originale, nel 2000 ne erano stati censiti 21, ma la studiosa pare non conoscere il Codex Fritz Paneth, miscellaneo, conservato a New York presso la Yale University Cushing/Whitney Medical Library, interamente digitalizzato e consultabile online (clicca qui !) a partire dalla p. 697. Consultabile online è anche il BNF, Ms. Lat. 6977 (clicca qui !). Il Tacuinum di Bevagna è evidentemente fra questi 22 esemplari, di cui ben la metà sono conservati in biblioteche italiane. Sono infine 11 i codici di lusso corredati di un ricco apparato iconografico facenti capo alla seconda tipologia.
Posto dunque che, insieme alla farmacopea e alla chirurgia, la dietetica era un delle tre discipline di cui si componeva l’arte di guarire e di mantenersi in buona salute, Marilyn Nicoud, una delle massime esperte di storia della medicina medievale, ha scritto che nella produzione di manoscritti di dietetica si riscontra una grande diversità di codici. A seconda dei casi, infatti, si poteva disporre di costose copie personali di raffinata fattura o di manoscritti, prodotti in serie nelle officine di copisti più o meno abili, acquistabili a poco prezzo. Va da sé che a fare la differenza era prima di tutto l’uso: strumento di studio e di lavoro per discenti e specialisti o invece oggetto di lusso riccamente illustrato a disposizione di principi e signori di quelle corti pienamente partecipi del gotico internazionale e di quell’atmosfera così ben descritta da Johan Huizinga nel suo Autunno del Medioevo.
E che quello conservato presso la Biblioteca Comunale di Bevagna costituisca un esemplare di pregio lo conferma – già a un primo sguardo – l’impostazione elegantemente calligrafica sostenuta da una mise en page estremamente accurata e ordinata. A ciò contribuisce l’allestimento di una griglia di scrittura tramite marginatura e rigatura a piombo, che ottiene uno specchio di scrittura di cm 31,3 in altezza × cm 21,1 di base, per un totale di 58 rettrici. La qualità estetica del codice risulta peraltro confermata dall’utilizzo di una gotica rotunda, particolarmente nitida nei fascicoli centrali del codice, e dal raffinato gioco cromatico dato dall’uso di inchiostri di diverso colore: bruno per il grosso della parte testuale; rosso per l’incipit, i titoli e una parte delle iniziali inchiostrate; blu per le restanti iniziali inchiostrate. Si noti che per le iniziali di più grande formato i due colori sono usati alternativamente: cosicché, sul lato sinistro delle parti testuali, si ha una colonna di rossi e di blu.
Il Tacuinum bevanate costituisce pertanto un’eccellente testimonianza di quelle caratteristiche della produzione libraria, indicate dalla stessa Nicoud, di cui partecipano i migliori manoscritti di dietetica: in esso si riscontra infatti l’uso di accorgimenti grafici quali titoli rubricati, segni di paragrafo a introdurre le distinctiones, iniziali a colori. Elementi questi che, evidenziando la partizione del testo, orientavano l’occhio nell’indistinto della pagina, garantendo così una veloce leggibilità e una più agevole consultazione del trattato.
Se dunque nei Tacuina sanitatis miniati tardo trecenteschi ben si constata l’incontro tra brevi testi di contenuto dietetico e una tradizione miniaturistica di soggetto botanico adatta a soddisfare essenzialmente un pubblico di nobili bibliofili, il Tacuinum di Bevagna esplica invece al meglio la sua funzione di trasmettitore del sapere proprio della trattatistica medica. Nell’incipit si legge infatti:
Concepiti come prontuari di medicina preventiva, i Tacuina sanitatis trattavano cioè delle sei cose non naturali necessarie alla salute dell’uomo e il cui disequilibrio comportava malattie e patologie. Una tale opera di sintesi fu messa a punto da Ibn Butlān, medico cristiano nato a Bagdad agli inizi dell’XI secolo, ma che ebbe modo di spostarsi tra Aleppo, Antiochia, Jaffa, Il Cairo e Bisanzio. Provvisto di una solida conoscenza dei classici greci e del pensiero filosofico di Platone e Aristotele, egli compendiò in modo efficace le teorie mediche di Ippocrate e di Galeno con le più recenti acquisizioni della medicina araba e le sue metodologie più sperimentali, senza tralasciare tuttavia i consigli medici che si rifacevano alla trattatistica precedente e mettendo in valore le citazioni degli auctores (oppiniones philosophorum).
Di qui la necessità di articolare i contenuti relativi ai 280 nomina “a fronte”, ovvero a doppia pagina, come già era avvenuto negli esemplari più antichi in lingua araba, dove però la disposizione era esattamente inversa, visto che l’arabo si scrive e si legge da destra verso sinistra.
Ecco dunque che nelle carte di sinistra del Tacuinum di Bevagna sono riportate – sotto forma di ordinate tavole bicrome ripartite ciascuna in 91 celle – tutte le informazioni e nozioni proprie di un manuale di dietetica. Dei 280 lemmi oggetto della trattazione (alimenti, pietanze, bevande, pratiche igieniche, movimento, musica, venti, stagioni…) si descrivono infatti la natura, la migliore varietà, l’utilità, il danno e i mezzi per rimuovere il danno. Tutto ciò ha portato alla creazione di un elaborato gioco di colonne e di brevi testi disposti in orizzontale, in verticale e in diagonale, il cui effetto geometrico-cromatico, ottenuto grazie all’alternanza nell’uso del colore rosso e bruno, risulta davvero mirabile.
Nelle carte di destra, sono invece riportati sotto l’indicazione rubricata electiones et proprietates (consigli e proprietà) i pareri di celebri medici e degli auctores della tradizione classica. Si noti che i nomi dei medici e dei filosofi di cui si citano i pareri sono scritti in verticale – in forma spesso abbreviata e con inchiostro rosso – all’interno della colonnina immediatamente precedente, intitolata oppiniones philosophorum.
Di qui la particolarità e la funzionalità della struttura in tabelle propria della tipologia originaria dei Tacuina sanitatis in medicina, utile a disporre in modo “compendioso” (noi diremmo sinotticamente) un elevato numero di lemmi ai quali corrispondono svariate tipologie di informazioni sistematicamente inserite all’interno di una complessa “gabbia”. Espediente, quest’ultimo, degno dei più abili grafici dei nostri tempi, in quanto atto a condensare con rara efficacia visiva i risultati di un vero e proprio studio combinatorio dei rapporti che, secondo le cognizioni scientifiche del tempo, intercorrevano tra l’uomo e l’ambiente.
Nel 1991 Bruno Lauriux ha scritto nella sua recensione all’edizione del Tacuinum di Liegi: «Longtemps consideré du seul point de vue de l’historien de l’art, le Tacuinum sanitatis doit maintenaint être aussi étudié pour son texte, pour les conceptions médicales qu’il vehicule et les pratiques alimentaires dont il témoigne». Ed ecco che la Gaita Santa Maria – promuovendo questo lavoro di riproduzione in facsimile del manoscritto e di trascrizione e traduzione dei testi del Tacuinum sanitatis di Bevagna – ha saputo realizzare al meglio questo auspicio: perché rievocare fa rima con studiare, partendo prima di tutto dalle fonti.
Bibliografia:
- Bonora, Un antico manoscritto del sec. XIV reperito nella Biblioteca Comunale di Bevagna, in Atti del XXI Congresso Nazionale di Storia della Medicina (Perugia, 11-12 settembre 1965), Roma, 1965, pp. 249-272.
- Carmélia Opsomer-Halleux, L’art de vivre en santé. Images et recettes du Moyen Age. Le «Tacuinum sanitatis» (manuscrit 1041) de la Bibliothèque de l’Université de Liège, Alleur (Belgique), Ed. du Perron, 1991.
- Elkhadem, Le Taqwīm al-Sihha (Tacuini Sanitatis) d’Ibn Butlān: un traité médical du XIe siècle. Histoire du texte, edition critique, traduction, commentaire, Louvain, Académie Royale de Belgique, 1991.
- Laourioux, recensione a C. Opsomer, L’art de vivre en santé. Images et recettes du Moyen Age. Le «Tacuinum sanitatis» (manuscrit 1041) de la Bibliothèque de l’Université de Liège, in «Médiévales», 25 (1993), pp. 134-137.
- Moly-Mariotti, Tacuinum sanitatis, in Enciclopedia dell’Arte Medievale, XI, Roma, Istituto della Enciclopedia Italiana, 2000, pp. 61-64.
- Opsomer, La collaboration dans la production de l’écrit médiéval, Actes du XIIIe Colloque du Comité International de Paleographie latine, a cura di H. Spilling, Paris, École des Chartes, 2003, pp. 183-192.
- Nicoud, Les regimes de santé au Moyen Age. Naissance et diffusion d’une écriture medicale. XIIIe-XVe siècle, 2 voll., Rome, École française de Rome, 2007.
- Nicoud, La dietetica medievale: testi e lettori, in «Minerva», 23 (2010), pp. 15-34 (© Universidad de Valladolid).

Per ulteriori notizie sulle attività della Gaita Santa Maria visita il sito ufficiale.

Sonia Merli è anche su Academia.edu.
Scrivi all’autrice.