di Franco Franceschi.
Il presente saggio è stato pubblicato su 1492. Rivista della Fondazione Piero della Francesca, I-II, 2008, pp. 7-14.
1492: la “scoperta”.
Nella fortunatissima Times. Complete History of the World di Richard Overy il 1492, inteso come l’anno in cui «Columbus discovers the New World, bringing the Americas into a global trading/cultural system», è solo una delle 50 date-chiave della storia dell’umanità, accanto all’invenzione della ruota e alla pubblicazione del Leviatano di Thomas Hobbes, alla battaglia di Maratona e alla messa a punto del microchip. Ma è certo che nella coscienza collettiva, almeno in quella degli europei, il 1492 appartiene al molto più ristretto novero dei riferimenti «che non si possono cancellare».
Verso il 1490 un europeo poteva avere una nozione abbastanza corretta del suo continente e del mondo mediterraneo, mentre assai più vaghe dovevano essere le sue idee sulle restanti regioni dell’Asia e dell’Africa; sapeva che la terra era rotonda, ma non ne conosceva le esatte dimensioni; sognava di regioni fantastiche, ma non aveva ancora scoperto la totalità di cui faceva parte. Il viaggio di Cristoforo Colombo mise di colpo in comunicazione due porzioni del globo fino ad allora separate dall’Oceano rivelando all’Europa la sua reale dimensione geografica e ponendola di fronte alla più radicale delle alterità, quella con i “selvaggi’ delle Indie.
E’ vero, inizialmente la notizia dell’impresa restò confinata ad una piccola cerchia di persone, che comunque non poteva ancora valutarne la portata, visto che lo stesso Colombo credeva di avere raggiunto l’Asia viaggiando verso Occidente, e più precisamente le isole dinanzi alle coste della Cina e del Giappone; senza contare che l’Ammiraglio toccò realmente il suolo del continente americano solo nel 1497, con il suo terzo viaggio, mentre nei due precedenti aveva girovagato fra le isole del Golfo del Messico. Ma nell’arco di una decina d’anni, innanzitutto grazie alle spedizioni effettuate da Amerigo Vespucci al servizio dei portoghesi, una verità molto più dirompente, amplificata e propagata per mezzo della stampa, venne alla luce.
Franco Franceschi
Professore di Storia medievale all’Università di Siena. Specialista di storia urbana italiana, unisce alla passione per le ricerche di prima mano, principalmente centrate sulla realtà toscana (Firenze, Siena, Arezzo), l’interesse per i quadri generali e le analisi di taglio storiografico. I suoi principali campi d’interesse sono la storia del lavoro e delle Corporazioni, la politica economica, la trasmissione dei saperi e la mentalità dei ceti produttivi durante i secoli XIII-XVI. Tra le sue pubblicazioni si segnalano i volumi Oltre il ‘Tumulto’. I lavoratori fiorentini dell’Arte della Lana fra Tre e Quattrocento (Firenze, Olschki, 1993), «…E seremo tutti ricchi». Lavoro, mobilità sociale e conflitti nelle città dell’Italia medievale(Pisa, Pacini, 2012), Le città italiane nel Medioevo. XII-XIV secolo(Bologna, Il Mulino, 2012), scritto insieme ad Ilaria Taddei. Contatta l’autore.