Una nuova proposta di lettura per la Pia senese di Dante

Dante Gabriel Rossetti – La Pia de’ Tolomei

Una nuova proposta di lettura per la Pia senese di Dante di Mario Ascheri

Segreti e misteri solo sulla Pia?

Personaggio di grande fascino continua a sollecitare studi, riflessioni, incontri.
I dubbi su di lei permangono perché Dante neppure dice di che famiglia senese fosse e nulla di chi ne provocò il ‘disfacimento’. Si è sempre pensato all’omicidio – con preferenza per la sua spinta nel vuoto da un castello, ad esempio – o alla consunzione, ad esempio come reclusa abbandonata in una cella castellana.
Fatto sta che Dante fu generico perché forse ne sapeva poco: aveva sentito di una Signora – come fa pensare il dire elegantemente malinconico della Pia – morta in qualche modo violento e quindi da collocare in Purgatorio per non aver avuto modo di pentirsi, come ogni buon cristiano, dei propri peccati.
Ma il Nello de Pannocchieschi cui venne attribuito il fattaccio dai commentatori danteschi nel corso del Trecento non è ricordato né da Dante né da senesi del tempo (per quel poco che ho visto), che certamente non dovettero essere lieti della morte procurata ad una propria concittadina certamente illustre: perché altrimenti andarsela a cercare a Siena per sposarla?
Nessuno da tempo pensa più che la Pia fosse una Tolomei (non ritrovata in quegli anni e meno che mai come sposa in Maremma), ma se era – come probabile – una Malavolti, la sua morte non dovette suscitare ugualmente enorme scandalo e desiderio di vendetta?
Questo era il sentimento normale che reggeva i rapporti tra le città così come tra i signori del tempo. Ma la Malavolti non andò sposa a un Nello bensì a un Tollo, signore di Prata, morto lui sì, violentemente nel 1285, ucciso dai tre nipoti ghibellini, anti-senesi, all’uscita della messa, sul sagrato della chiesa.
E questa Pia pare non essere stata mai restituita, pur venendo richiesta dai Senesi, e quindi è ben possibile che facesse una brutta fine.
Della quale a Siena si preferì parlare poco probabilmente perché ci vollero più campagne belliche di quasi quattro anni per aver ragione dei ghibellini di Prata.
E allora rimane tuttora il mistero non tanto sulla Pia, ma sul Nello presunto marito assassino.
I Pannocchieschi avevano diritti in tutta la grande area mineraria in cui si ergevano Prata come Gavarrano, Pietra come Perolla, Gerfalco e così via, i centri che fecero la fortuna di Siena con le loro ricche miniere!
Senonché l’area era tutt’altro che sotto controllo senese in quegli anni. Massa e Grosseto si contendevano quei castelli così importanti sotto una specie di superiore sovranità feudale della grande famiglia degli Aldobrandeschi.
E qui ci avviciniamo alle complicazioni che portano a Nello, signore di Pietra con i fratelli grazie all’infeudazione da parte degli Aldobrandeschi. La prima è che la Maremma era teatro di guerra tra i guelfi comandati per gli Angiò dal grande nobile inglese Guido di Montfort e i ghibellini ritornati fiduciosi d’un nuovo corso da quando nel 1282 i Vespri siciliani avevano messo in crisi il fronte guelfo e dopo che si era anche finalmente, dopo tanti anni di sedevacanza, trovato un successore per l’Impero nel primo degli Asburgo, Alberto.

Il “ponte della Pia” presso Rosia (SI)

Per gli Aldobrandeschi filo-senesi andò tutto bene finché Guido non fu imprigionato dagli Aragonesi a Messina perdendosene le tracce.
Per Margherita Aldobrandeschi presunta vedova, la donna forse più straordinaria nell’Italia di quegli anni, cominciò un periodo difficile che comportò rapporti pesanti con il papato (che le impose due mariti) e con Siena, che imposero anche la guerra aperta per qualche tempo.
Ed ecco che in questi frangenti compare Nello, amante di sicuro e fors’anche sposo segreto di Margherita, dalla quale ebbe un figlio sepolto giovinetto nel 1300 nella chiesa francescana di Massa con un’elegante iscrizione – in cui il nome della mamma, la contessa, precede naturalmente il semplice cavaliere (dominus) Nello.
Ora, Nello fu uomo d’armi importante, podestà di città notevoli (da Lucca a Modena), capitano della Lega guelfa… uomo certamente intrigato con Siena.
Tanto che si rese conto che Siena avrebbe vinto in Maremma, superando le resistenze di Massa e Grosseto (ma non solo), come avvenne negli anni ’30 del Trecento. Ma allora Nello doveva essere certamente morto – come la Margherita, la cui fine senza figli segnò l’inizio della crisi degli Aldobrandeschi.

Targa sul Palazzo Tolomei a Siena

Nello ammalato fece un testamento molto complesso, ed elegante (da nobile consumato e orgoglioso) per certi aspetti, nel 1322 a Gavorrano, mettendo in posizione centrale Siena, il suo s. Francesco in cui desiderava essere sepolto, e sopratutto il santa Maria della Scala e la Misericordia (con il Comune sullo sfondo) incaricati con le figlie di dare esecuzione ai tanti ‘ordini’ oltreché giovarsi di ricchi lasciti, tipo il castello di Tatti per il SMS o l’ospedaletto nella ‘villa’ di Pentolina. Non si può qui entrare nei dettagli. Si può solo chiarire come esprime un rapporto ormai da anni intenso (e pacifico) con Siena che poco si concilia con l’uccisione d’una cittadina così importante come una Malavolti.

In questo video del convegno sulla Pia tenuto a Gavorrano nel 2017 c’è uno splendido contributo di Mario Ascheri.

Mario Ascheri

(Ventimiglia, 7 febbraio 1944) è uno storico italiano.
Ha insegnato Storia del diritto medievale e moderno nelle università di Sassari, Siena e Roma 3.
È nel direttivo di molte riviste storiche italiane (come l’Archivio storico italiano, dove nel 2008 compara una discussione tra tre storici sul suo volume sulla città-Stato) e straniere. È uno specialista di storia della giustizia e della giurisprudenza medievale e moderna, oltreché dei Comuni italiani, largamente noto all’estero per i suoi lavori specialistici sui ‘consilia’ e i manoscritti giuridici basso-medievali; recentemente ha pubblicato lavori più generali su alcune categorie storiografiche (consuetudine, giurisdizione, oligarchia ecc.)
Pubblicazioni:
“Siena nel rinascimento: istituzioni e sistema politico” (Siena 1985, il Leccio)
“Tribunali, giuristi e istituzioni. Dal Medioevo all’età moderna” (Bologna 1989, nuova ed. 1970, il Mulino)
“Diritto medievale e moderno” (Rimini 1991, Maggioli)
“Istituzioni medievali”(Bologna 1994, il Mulino II ed. 1999)
“Siena nella storia” (Cinisello Balsamo 2001, Silvana ed.)
“La città-Stato. Le radici del repubblicanesimo e del municipalismo italiani” (Bologna 2006, il Mulino)
“Introduzione storica al diritto medievale” (Torino 2007, Giappichelli)
“Introduzione storica al diritto moderno e contemporaneo” (Torino 2008, II ed. riv., Giappichelli)
“Il Costituto del Comune di Siena in volgare (1309-1310). Un episodio di storia della giustizia?'” (Firenze 2009, Aska)
“Siena nel primo Rinascimento dal dominio milanese a papa Pio II” (Siena 2010, Pascal)
“Giuristi e istituzioni dal medioevo all’età moderna (secoli XI-XVII)” (Keip, Stockstadt 2009).

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