Forse lo avrai già notato, ma Folle di corsa ha cambiato aspetto.
Questo perchè in post, link e immagini presenti su questo sito le scritte hanno un nuovo carattere, o meglio, un nuovo font: il Trebuchet.
Scelto per la sua chiarezza di lettura, questo font sembra rappresentare il punto d’arrivo della lunga storia del modo di scrivere.
In altre parole, in questo e nel prossimo post ci sostituiremo agli omini del logo di Folle di corsa per rincorrere, attraverso i secoli, quella penna e quel filo d’inchiostro.

PER COLPIRE NEL SEGNO con questa carrellata di stili di scrittura europei, c’è proprio bisogno del Trebuchet.
Il font, infatti, fu disegnato per la Microsoft nel 1996 da Vincent Connare con lo scopo di catapultare le parole in rete. E non è un caso che la parola “Trebuchet” sia il francese di Trabucco, l’enorme e potentissima arma da lancio medievale.
Gratuito e compatibile su qualsiasi piattaforma, questo modo di scrivere ha caratteristiche che lo rendono ideale per la lettura su schermo: l’ampia spaziatura delle lettere, il loro corpo snello e l’assenza di grazie.
Quest’ultima proprietà permette al Trebuchet di far parte, insieme per esempio ad Arial, Verdana e Comic, della famiglia delle scritture sans serif, prive cioè di quei tipici allargamenti a spatola al termine dei tratti che compongono le lettere.
So che i guru della comunicazione informatica, preferendo altri e ben più famosi caratteri sans serif, potrebbero sorridere bonariamente della mia scelta di adottare il Trebuchet, ma a me non interessa.
La storia e il nome medievale di questo font mi hanno convinto, liberandomi da una matassa di stili diversi che, paradossalmente, avevano tutti una loro unicità simile.
Per ragioni di studio, infatti, sono abituato a ben altri modi di scrivere più antichi e problematici, non solo nell’individuazione delle lettere.
Per esempio, le chiare e belle maiuscole delle epigrafi Romane, usate solo per monumenti e primi testi librari su papiro, erano tanto piene di abbreviazioni quanto carenti di punteggiatura e spazi. Se poi si passa ad esaminare dispacci in corsivo o contratti su superfici come tavolette di cera o cocci, ogni singola frase rappresenta oggi una scalata al monte Everest.

Ma cosa successe con il dissolversi del progredito mondo Romano e l’arrivo del Medioevo?
La cultura dello scrivere divenne proprietà esclusiva di pochi centri ecclesiastici e temporali, ognuno ovviamente dotato di un proprio modo di scrivere. E via con le moderne classificazioni per mettere ordine in questo pastrocchio!

Nella Francia pre-Carlo Magno si utilizzava la Merovingica, divisa in quella di Palazzo e le varianti degli importanti Monasteri di Luxeuil, Corbie e Laon. In Spagna, invece, per lungo tempo si scrisse in Visigotica e, nelle zone di confine con gli arabi, con la Mozarabica.

Nelle isole britanniche, i diversi tipi di Insulare fecero la loro comparsa grazie ai monaci irlandesi, rimanendo di moda fino all’anno mille. Tale data segna l’inizio del periodo d’oro della Beneventana, la scrittura dell’Italia meridionale formalizzata nei due tipi di Bari e Montecassino. In questi secoli, intanto, la Curia del Vescovo di Roma creava per i propri scopi nuove scritture e documenti …

TI CAPISCO se ti sei perso o ti è venuto un gran mal di testa. Anche allora si sentivano così.
Infatti, tutto questo marasma di lettere (o Particolarismo grafico) inizierà pian piano a sbrogliarsi grazie all’intervento di Carlo Magno.
Se pubblicare un post dedicato al cambio del font usato nel blog è una mossa a dir poco folle, creare anche un secondo capitolo sullo stesso tema sembrerebbe un vero e proprio affronto verso il lettore.
Ma Folle di corsa, sia chiaro, ha solamente preso spunto dall’episodio e dal suo stesso logo per accompagnarti in una corsa lungo i secoli nella storia della scrittura.
Ah, ti prometto che in questa seconda parte tutto sarà molto più semplice, scorrevole e leggibile.

NELLA PUNTATA PRECEDENTE ti ho spiegato perchè ho scelto il Trebuchet, il carattere nato per catapultare le parole in rete ed essere chiaramente leggibile su schermo.
Poi, siamo passati ai Romani e alla loro scrittura che spesso, pur essendo molto chiara graficamente, è un insieme di abbreviazioni privo di punteggiatura e spazi. Il vero incubo, però, doveva ancora arrivare.
Il primo medioevo infatti è dominato dal Particolarismo grafico, cioè tante piccole scritture divise non solo per regione europea, ma anche per città (o monastero), tempo e tipo di testo da redigere.
Eppure, con l’arrivo della Carolina sul finire del VIII secolo, qualcosa sta per cambiare.
UNA SCRITTURA DI TUTTI Il protagonista di questa rivoluzione è Carlo Magno.
Re dei Franchi dal 768, dei Longobardi dal 774 e imperatore del Sacro Romano Impero dal 800 al 814, egli decise di riordinare un po’ di cose nel suo vasto e composito dominio, tra cui la scrittura.
Nasce così la Carolina, che richiama il passato romano e forse ti è familiare. Estremamente rotonda, equilibrata e ariosa, ha poche abbreviazioni o legamenti tra le lettere e, qualche volta, si intravedono anche degli spazi tra le parole.

Lentamente, la Carolina entra in uso per contratti, leggi, codici e cronache di una Europa ormai più sicura di sé stessa dal punto di vista economico, culturale e demografico.
Siamo entrati, per intenderci nell’epoca dei Comuni. Niente più solamente monaci solitari rinchiusi nei loro scriptorium o schivi funzionari legati a poteri superiori, ma strade piene di frati con i loro volumi di teologia e banchetti di notai intenti a redigere atti.
Questa vitalità basso medievale, porta la scrittura ad adattarsi a seconda dello scopo di chi ha in mano la penna. Così, nei sempre più articolati uffici signorili e regi nasce la Cancelleresca, dai tratti graziosi e chiari.

Tra mercanti, artigiani e cittadini si sviluppa la Mercantesca, una scrittura semplice e veloce, sia da scrivere sia da leggere. In questo modo, da bravi commercianti, si può prendere nota di tutto, dai conti del negozio (con tanto, letteralmente, di puntini sulle i) e appunti pratici (“occhio che in quella zona ti offrono da bere e poi ti derubano …“) fino ad arrivare ai bestseller del tempo.

Se ormai pensi che la strada sia tutta in discesa ti sbagli di grosso.
Dopo il Mille viene “costruito” un nuovo tipo di scrittura, presto divenuto celebre in tutta Europa. Lo stile piace soprattutto ai dotti e agli universitari che, grazie alle sue innumerevoli abbreviazioni e corpo uniforme, lo considerano più leggibile e pratico. Fortunatamente, non tutti sono di questa idea.

Infatti, questa scrittura passa alla storia con il nome spregiativo di Gotica, datole dagli umanisti italiani del Tre-Quattrocento che volevano distanziarsi il più possibile da quella scritturaccia da barbari.
Ovviamente, da buoni professionisti delle lettere, gli umanisti italiani (e in primis Francesco Petrarca) rinnovarono a loro modo come si doveva scrivere.
Tuttavia, come sarebbe accaduto a Cristoforo Colombo con le Americhe pochi anni dopo, sbagliarono il tiro: la loro Littera antiqua, che pensavano basata sul modello romano, in realtà era semplicemente una Carolina del pieno medioevo.

La bella e chiara scrittura degli umanisti italiani fu adottata con successo per la stampa (sui computer inglesi il nostro corsivo è sostituito, non a caso, da Italic).
IL LIETO FINE INFORMATICO Ah, la stampa … bella invenzione, vero?
Peccato che per lungo tempo si dovessero comporre i testi delle pagine da “imprimere” sulla carta in modo lungo e paziente, formando parole, righe e paragrafi inserendo nel giusto ordine nelle matrici lettera per lettera.

Grazie a Dio, le moderne stampanti non sono più così.
E poi, chi ha più bisogno di stampare? Basta scrivere sulla tastiera, schiacciare il tasto “pubblica” e catapultare tutto in rete, fino al tuo schermo.
Magari usando il Trebuchet che, dopo aver letto un articolo su Wired (vai a Dislessia, basta il carattere giusto), sembrerebbe anche essere il font più leggibile dai dislessici.

Dopo aver praticato vari sport, dal 2008 mi innamoro dell’Atletica leggera (specialità velocista). Parallelamente coltivo un profondo rispetto per le lunghe distanze, partecipando a numerosi eventi podistici.
Alcuni anni fa, inizio, quasi per scherzo, a correre in modi non convenzionali: prima commento in corsa le gare per una web-radio, poi partecipo a più Babborunning a Milano, infine corro 7 Km come il ragazzo delle pizze a domicilio…
Dall’estate 2013 si aggiunge altro.
Creando e gestendo tutt’oggi il profilo Twitter GIRO_DEI_COMUNI (una visita virtuale di tutti i Comuni italiani dalla A alla Z) continuo a scoprire Grandi Bellezze e tradizioni straordinarie.
Così, se sommiamo il tutto con la passione per la scrittura e il racconto, la naturale conclusione è l’inizio di Folle di corsa nel luglio del 2014.
Folle di corsa quindi vorrebbe essere una piattaforma di condivisione per scoprire e raccontare corse legate a tradizioni, folklore e stranezze, non solo in Italia..