Una vita a testa in giù

Una vita a testa in giù Testo e immagini di Luca Palumbo
Non oso immaginare quante ore di lavoro investisse un artigiano romano nell’esecuzione di un capitello corinzio. Alcuni capitelli superano il metro di diametro ed il metro e mezzo in altezza. Opere d’arte a prescindere, anche dopo averne visti a centinaia, continuano ad affascinarmi. Incalcolabile il numero di quanti siano finiti nelle fornaci, per diventare calce. Quanti distrutti, letteralmente sbriciolati dal peso della Storia. Alcuni di questi capitelli trovano utilizzo in edifici successivi, come elementi di spoglio, il più delle volte poggiati su colonne ben lontane da quella per cui erano nati. Infine ci sono quelli che invece di stare sopra, stanno sotto. Riutilizzati, si, ma come basi, per colonne. Non è frequentissimo, ma nemmeno estremamente raro, trovare capitelli corinzi che il destino ha voluto dovessero vivere a testa in giù, capovolti, a sorreggere si il peso della loro porzione di chiesa, ma da un punto di vista “particolare”. La riflessione l’ho avuta osservando l’interno del Duomo di San Leo, all’interno del quale due colonne poggiano su 3 capitelli. Uno, più grosso sorregge la sua poderosa colonna, e due, più piccoli, in coppia, si dividono il peso di un altro pilastro. Ovviamente non si trovano solo corinzi. Mi è capitato, almeno in un paio di occasioni, di trovare pulvini rovesciati, o capitelli d’altra forma. Ma ciò che mi attrae è la loro posizione. Letteralmente opposta rispetto alla loro funzione. Una vita capovolta, insomma. A testa in giù. Da Pavia a Spoleto. Da Milano a Nonantola. Da San Leo a Grado. Girando per il bel Paese, nell’immensa foresta di colonne rigate, capitelli d’ogni forma e dimensione, tra travi reimpiegate in ogni modo, e fregi incasonati in pareti, è quindi possibile osservare questo piccolo mondo capovolto. In attesa della testa rovesciata, nella Basilica Cisterna di Istanbul, io cerco, sempre, i capitelli rovesciati.

Luca Palumbo
Sono un quarantaduenne alla perenne ricerca di castelli. Artigiano nel settore delle costruzioni meccaniche, ho la mania dei castelli e li vado a cercare dappertutto. Da qualche tempo ho iniziato ad interessarmi anche ai monasteri e alle chiese di epoca medievale, ma la passione più grande è per le merlature. Altre passioni sono per la meccanica ed i vecchi transatlantici. Transatlantici e castelli hanno in comune il fatto di esser realizzati dall’unione molte di molte persone che, come diceva un mio amico, si spezzavano la schiena per metterli in piedi, quando l’abilità dell’uomo era l’unica cosa che contava.
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